Titoli e marchi dell’oro

Il titolo dell’oro, ossia la quantità di metallo puro rispetto al peso, deve, secondo la legge (n.46 del 1968), essere espresso in percentuale, ovvero in millesimi, ma comunemente si usa ancora la definizione di carato.
Così, se parlo di oro 750 è facile intuire che un oggetto conterrà il 75% di oro puro, se parlo invece di 8 carati non tutti possono sapere che il titolo corrisponde a 333 millesimi.
Di seguito una semplice tabella riassuntiva:
CARATI | MILLESIMI |
1 | 41,666 |
2 | 83,333 |
3 | 125,000 |
4 | 166,666 |
5 | 208,333 |
6 | 250,000 |
7 | 291,666 |
8 | 333,333 |
9 | 375,000 |
10 | 416,666 |
11 | 458,333 |
12 | 500,000 |
13 | 541,666 |
14 | 583,333 |
15 | 625,000 |
16 | 666,666 |
17 | 708,333 |
18 | 750,000 |
19 | 791,666 |
20 | 833,333 |
21 | 875,000 |
22 | 916,666 |
23 | 958,333 |
24 | 1000,00 |
Intanto perché usiamo il termine carato? Nell’antichità si riteneva che i semi del carrubo (in greco «keration») fossero tutti del medesimo peso e quindi venivano utilizzati come unità di misura.
Ma perché i carati sono suddivisi in 24 parti? Dobbiamo rifarci alla «pietra di paragone», una pietra particolare proveniente dall’antica regione della Licia (attuale Turchia) che veniva utilizzata per controllare la purezza dell’oro: sfregando su di essa un oggetto, il colore che ne risultava veniva confrontato con uno dei 24 di cui si conosceva la composizione e così se ne determinava il titolo. Il termine è poi arrivato a noi attraverso l’arabo «qirat» che significa appunto «ventiquattresima parte».
Una prima regolamentazione sui titoli utilizzati in oreficeria si deve ad Edoardo I che nel 1300 stabilì di utilizzare la misura di 19,2 carati, per poi passare, nel 1476, ai 18 carati con Edoardo IV.
Per quanto riguarda invece i titoli delle monete queste all’inizio erano quasi tutte di oro puro per poi scendere progressivamente ai 22 carati (titolo della Sterlina e di tutte le monete in ambito inglese, vedi il sudafricano Krugerrand) mentre nel resto dell’Europa, sotto l’influsso napoleonico, si scelse il titolo di 900 millesimi per i Marenghi.
Parliamo ora dei marchi che, per legge, debbono essere impressi sugli oggetti. Sarebbe buona norma abituarsi a controllarli perché non in tutti i paesi il titolo è uguale ed anche in Italia si è iniziato a commercializzare dell’oreficeria che non è più a 750 millesimi, ma meno (sono ammessi dalla legge anche i titoli di 585 e di 375 millesimi).
Ora, se si tratta di un modo per rendere più accessibile al pubblico oggetti preziosi altrimenti difficilmente commerciabili, dato il valore attuale dell’oro, e se il cliente viene correttamente informato nessun problema, ma a volte, specialmente all’estero, le percentuali di oro puro contenuto possono variare ed incidere significativamente sul prezzo finale del gioiello.
Vediamo allora i titoli più comunemente utilizzati:
- 916 millesimi (22k) nei paesi arabi
- 750 millesimi (18k) in Italia
- 583 millesimi (14k) in Francia, Germania, Inghilterra, USA
- 375 millesimi (9k) nei paesi poveri
L’articolo n.17 del D.P.R. n. 150 del 2002 dice che il titolo si appone «facendo precedere le cifre indicanti i millesimi e i decimi di millesimo di metallo fine, dai simboli Pt, Pd, Au, Ag, rispettivamente per il platino, il palladio, l’oro e l’argento e facendole seguire dal simbolo ‰. È anche ammesso che il titolo sia espresso sotto forma di frazione, con denominatore 1000 e con la eliminazione del simbolo ‰ ». Questo significa che l’unica punzonatura ammessa sugli oggetti è quella in millesimi e quindi controlliamo che sia scritto, all’interno di una losanga, «Au750‰» o, più semplicemente, «750», qualsiasi altra indicazione sarebbe invece fraudolenta.
Inoltre deve essere indicato anche il marchio di identificazione del produttore, si tratta di un poligono al cui interno troviamo una stella a cinque punte con un numero ed una sigla di provincia: il marchio della 8853 S.p.A., ad esempio, è «1748 MI» (esiste una “Guida Generale Marchi di Identificazione” dove sono riportati tutti i marchi identificativi, ed i loro assegnatari, rilasciati in Italia).
Punzonatura di un lingotto di Palladio 999 con marchio identificativo del produttore 1748 MI (8853Spa)
Un’ultima annotazione: il colore del gioiello non dipende dal contenuto di oro puro, questo sarà sempre del 75%.
I vari colori dipendono dalla diversa percentuale dei componenti presenti nella lega per il restante 25%; ad esempio:
- L’oro giallo è composto dal 75% di oro, dal 12,5% di argento e dal 12,5% di rame.
- L’oro rosa contiene il 75% di oro, il 5% d’argento ed il 20% di rame.
- L’oro bianco è composto dal 75% di oro e dal 25% di nichel (ora vietato), argento o palladio. A volte l’oro “bianco” assume questa colorazione perché ricoperto da uno strato di rodio che però, con il tempo, è destinato a scomparire a causa dell’usura.
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