Gold standard, cos'è e perchè potrebbe tornare

Nelle settimane precedenti lo scoppio della pandemia il Gold Standard era tornato a tener banco nelle elucubrazioni di molti esperti, nei programmi di alcuni politici, nelle riflessioni degli economisti di tutto il mondo. Poi il mondo si è distratto. Ora però torna vivo l’interesse per il regime monetario legato all’oro. Ma di cosa stanno parlando?
Cosa sono Gold Standard System e Gold Exchange System?
Il Gold Standard System (o monometallismo aureo) era il regime monetario utilizzato fino al 1933 con cui i governi fissavano il valore della moneta nazionale al valore dell’oro. Con tale sistema la conversione delle banconote era libera e immediata.
Ogni nazione fissava il prezzo dell’oro e legava le monete e banconote con corso legale a tale valore. Grazie al gold standard le banconote che venivano stampate erano legate all’effettiva quantità d’oro che lo Stato possedeva. In questo modo si evitavano un’eccessiva inflazione (non si potevano stampare più banconote di quanto oro fosse detenuto dalle banche Centrali) e i danni della deflazione, garantendo, nella teoria, un sistema economico stabile.
Da pazzi quindi rinunciare al Gold Standard? Non proprio. Il Gold Standard aveva risvolti negativi evidenti. Da una parte il suo rispetto rigoroso causava una forte instabilità monetaria ed economica. Dall’altra il commercio internazionale stesso si basava su tale regime e le nazioni con più risorse che riuscivano ad accumulare più oro fisico detenevano una forza contrattuale ben maggiore nei confronti delle nazioni costrette ad importare molti beni e materie prime e poco oro a disposizione.
Il Gold Exchange Standard è lo standard a cambio aureo con cui si indica il sistema monetario che ha consentito la convertibilità dei biglietti di banca a corso legale a un prezzo stabilito dai mercati, in divise estere che a loro volta erano convertibili in oro. La conversione delle valute a corso legale in oro fisico, è un sistema monetario internazionale che ha funzionato dal 1945 al 1971, poi sostituito con il sistema delle valute fiat non più legate all’oro.
Il sistema monetario fiat utilizzato oggi si basa solamente sulle fluttuazioni di prezzo praticate sui mercati valutari al momento del cambio. Da un punto di vista della garanzia, non vi è più un metallo fisico custodito nei caveau delle banche che garantisce la validità e il valore delle banconote circolanti e della liquidità posseduta. Lo Stato garantisce l’uso della valuta per l’acquisto di beni e servizi. Tra lo stato e i suoi cittadini viene quindi stipulato una sorta di patto, che garantisce l’uso della valuta e la piena accettazione da parte dei cittadini, ma anche che garantisce la sua validità per acquistare beni e servizi e pagare qualsiasi cosa.
Perché si parla di un ritorno al Gold Standard? Conviene?
Perché dunque si sta tornando a parlare di un ritorno al Gold Standard? A chi conviene e perché?
Cosa è successo fino a marzo 2020
Per la prima volta in 50 anni le Banche Centrali hanno fatto incetta di lingotti d’oro per una quantità mai così elevata dal 1971, l’anno della fine del Gold Standard appunto. A fine marzo a tenere banco in Europa era il problema Brexit e la scelta consapevole della Banca dei Regolamenti Internazionali di Basilea di rivalutare l’opportunità del Gold Standard. Come? Trasformando l’oro fisico in moneta nei bilanci dei grandi gruppi bancari. Dal 29 marzo infatti l’oro in portafoglio, in lingotti fisici e non in contratti cartacei, alle banche commerciali e d’affari è diventato ‘cash equivalent’ e ‘risk free’: la prima rimonetizzazione dell’oro dall’accordo di Bretton Woods.
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“I Paesi che hanno rimpatriato l'oro dall'estero riconquistandone il controllo e la gestione, scrive IlSole24Ore, si sentono già al riparo dal rischio di trovarsi dopo il 29 marzo a corto d'oro fisico da mettere a disposizione delle proprie banche in caso volessero sostituirlo ai bond sovrani. Nell'arsenale del sistema, c'è un montagna d'oro da 33mila tonnellate metriche d'oro che vale 1.400 miliardi di dollari al cambio attuale. E che rappresenta il 20% di tutto l'oro estratto nel mondo in quasi 3mila anni. Come al solito, i Paesi più lungimiranti e prudenti - o forse i meglio informati sulla svolta di fine marzo, sono stati la Germania, l'Olanda, l'Austria, la Francia, la Svizzera e il Belgio, ma anche la Polonia, la Romania e l'Ungheria hanno ripreso il controllo delle riserve auree aumentandone anche la consistenza. Cina, Russia, India e Turchia sono state invece le nazioni che hanno comprato oro negli ultimi due anni più di chiunque altro, con Mosca che ha addirittura liquidato l'intero portafoglio in titoli di Stato americani per sostituirli con il metallo prezioso.
Nel 2018, ben 641 tonnellate di lingotti d'oro sono stati acquistati dalle autorità monetarie di ogni continente, ma soprattutto in Europa: è il livello più alto dal 1971. La manovra non ha precedenti e va inquadrata nel fenomeno dei rimpatri di lingotti di Stato affidati in custodia. Settemila tonnellate di riserve aure sono state ritirate dalle banche centrali dai forzieri della Federal Reserve di New York, mentre 400 tonnellate sono uscite in gran segreto dalla Banca d'Inghilterra.”
Il coronavirus e il sistema Gold Standard
Il coronavirus ha esacerbato la fine di un ciclo del credito che puntava già verso la recessione. L’emissione di massa di un debito per il quale non ci sono acquirenti e che dovrà essere monetizzato rischia di trasformarsi in catastrofe per le finanze statali e le valute di tutto il mondo. Il protezionismo americano nei confronti delle importazioni e delle grandi realtà tecnologiche cinesi rischia solo di peggiorare la situazione.
L’inflazione causata dall’indebolimento delle valute fiat e il pressochè totale azzeramento dei tassi d’interesse potrebbe portare ben presto al ritorno ad uno standard fisso e sicuro, così come all’oro e argento come forma di liquidità, insieme ad altre riserve di valore come le criptovalute.
Quali sono i regimi monetari possibili?
Al momento il regime monetario in vigore è il ‘Dollar Standard’ secondo il quale esiste una valuta globale: il Dollaro. L’attuale presidente USA, Donald Trump, però ha da sempre mostrato una forte affinità con l’oro come asset indispensabile e con il Gold Standard come regime monetario affidabile.
In un’intervista a GQ, Trump ha affermato come il tornare indietro sarebbe fantastico poichè gli Stati Uniti tornerebbero ad avere uno standard su cui basare l’emissione della propria moneta. Anche Alan Greenspan, storico Governatore della Federal Reserve, dichiarò a Gold Investor, magazine del World Gold Council, come l’oro fosse per lui valuta primaria globale.
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Il futuro presidente USA, scrive John D. Mueller sul Wall Street Journal, dovrà necessariamente scegliere il regime monetario da adottare tra:
l’attuale “dollar standard”: questo regime rappresenta una posizione antitetica alla promessa di Trump di nuova prosperità. Il mantenimento dell’attuale condizione di dollaro come valuta globale rischia, infatti, di vanificare l’impegno assunto di far crescere l’economia al 3% necessaria per una robusta creazione di posti di lavoro, un aumento dei salari, un maggiore equilibrio nel bilancio federale ricostruendo le infrastrutture necessarie e rimodernando le forze armate.
La trasformazione del Fondo Monetario Internazionale in una banca centrale mondiale emittente moneta (i Diritti Speciali di Prelievo, DSP) come proposto nel 1943 da Keynes, negli anni ’60 da Robert A. Mundell e nel 2009 da Zhou Xiaochuan, governatore della Banca Centrale Cinese. Questa opzione è impensabile se Trump venisse riconfermato, in quanto eccessivamente politica e antitetica al nazionalismo economico di Trump.
Una versione aggiornata del tradizionale “gold standard”, come proposto negli anni ’60 da Rueff e nel 1984 da Lewis E. Lehrman. Non a caso, il 22 marzo scorso, il Rappresentante repubblicano alla House Alex Mooney (R-WV) ha presentato la proposta di legge H.R.5404 (- To define the dollar as a fixed weight of gold), per definire il dollaro in termini di un quantitativo fisso di oro.
Perché la terza opzione sarebbe la più conveniente per gli Stati Uniti? Dal 2000, il dollaro statunitense ha perso il 30% del suo potere d’acquisto e il 96% del suo potere d’acquisto dalla fine del Gold Standard nel 1913; il dollaro perde la metà del suo potere d’acquisto ogni generazione. Sotto il Gold Standard fino al 1913, l’economia degli Stati Uniti è cresciuta a una media annuale del 4%, di un terzo maggiore del tasso di crescita da allora e il doppio del livello dal 2000.
Il ritorno al Gold Standard non sembra ancora dietro l’angolo, ma i segnali ci sono tutti, a partire dal rimpatrio dell’oro nazionale detenuto all’estero da parte di molte Banche Centrali. Che sia solo il primo segnale di un cambiamento radicale?
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