Sant’ Eligio

Sappiamo che Sant’Eligio è il patrono degli orafi, ma cosa conosciamo della sua vita e del motivo per cui lo divenne?

Di umili origini, Eligio nacque in Francia, a Chatelat, nel 588. Fin da piccolo dimostrò una grande abilità nei lavori di cesello così che fu mandato a bottega dall’orefice Albone, capo della zecca reale.
La fama del suo talento si diffuse molto presto tanto che il tesoriere di Clotario II lo incaricò di costruire un seggio per il re. Con il materiale ricevuto riuscì addirittura a costruire due troni, così che acquisì anche fama di grande onestà. Questa, e la grande abilità di cesellatore dimostrata, gli portarono commesse e guadagni.
Ma Eligio non volle tenere nulla per sé ed elargì in beneficienza quanto avuto perché, nel frattempo, si era avvicinato alle sacre scritture nelle quali trovava ispirazione per una vita morigerata, tanto che re Dagoberto I, succeduto al padre Clotario, lo consultò spesso.
Rimasta vacante la sede episcopale di Noyon nel 640, a ricoprirla venne eletto, con sua grande sorpresa, proprio Eligio, che all’inizio si sottrasse alla nomina perché non se ne riteneva degno. Dovette trascorrere più di un anno, passato in preghiera, prima che, ricevuti gli ordini, assumesse finalmente l’incarico.
Si distinse per la riforma del clero, per la conversione dei pagani, si dedicò incessantemente ad opere di carità in favore dei poveri e dei malati, finanziò il riscatto dei prigionieri e la costruzione di numerose chiese e monasteri. Venne anche incaricato di alcune delicate missioni diplomatiche.
Mantenne questo incarico per quasi vent’anni, fino alla sua morte avvenuta il 1° dicembre del 660.
Dunque, giustamente, patrono degli orafi e, di conseguenza, anche dei gioiellieri.
Ma anche dei maniscalchi, dei veterinari e dei fantini: infatti tra i miracoli attribuiti ad Eligio il più famoso è quello che lo vide riattaccare la zampa ad un cavallo (nel giorno della sua festa, in alcune località francesi si effettua la benedizione dei cavalli). Ed anche dei fabbri perché la zampa sarebbe stata riattaccata a colpi di martello!
Eligio però sarebbe anche patrono di garagisti, numismatici, elettricisti, informatici, meccanici, minatori, guardie di sicurezza, addetti alle stazioni di servizio, tassisti, agricoltori e domestici.

Il Martirologio Romano fissa per la sua memoria liturgica il 1º dicembre, data della sua morte.
L’Associazione Orafa Lombarda lo commemora invece alla fine di giugno, in occasione della ricorrenza della nascita. È dal 1804 che la Messa in onore del santo patrono si celebra presso il Civico Tempio di San Sebastiano in via Torino, da quando l’allora Corpo degli Orefici vi portò l’altare ove è raffigurato Sant’Eligio Vescovo, opera del pittore Andrea Lanzani, e i quadri dei pittori Carlo Legnanì e Federico Bianchi che raffigurano episodi della vita del Santo. Il luogo venne scelto perché strettamente legato alla storia della città: il Civico Tempio di San Sebastiano venne infatti eretto, dal 1577 al 1616, come atto votivo per la peste che aveva colpito la città e ciò grazie all’allora governatore di Milano, ma anche con l’interessamento di Carlo Borromeo, così che l’edificio è sia civile che religioso (Civico Tempio). Al suo interno si possono anche vedere i blasoni dei sestieri in cui era divisa la città (Porta Romana, Porta Ticinese, Porta Orientale, Porta Vercellina, Porta Comasina e Porta Nuova).

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