Oro: i cali di prezzo possono tornare a nostro vantaggio

La ripresa della propensione a rischio a seguito di una de-escalation dei dazi e un alleggerimento del clima geopolitico, ha spinto al ribasso le quotazioni dell’oro. È finita la corsa?

Gli investitori sono tornati a rischiare di più, e questo ha messo sotto pressione il prezzo dell'oro dopo aver raggiunto i massimi storici. La recente diminuzione delle tensioni sui dazi commerciali potrebbe rendere l'oro meno attraente, soprattutto perché spesso viene usato come "scudo" quando i rischi finanziari aumentano molto. Potrebbe rivelarsi una buona idea approfittare di eventuali ribassi del prezzo dell'oro per assicurarsi che la quantità di questo metallo prezioso nel proprio portafoglio di investimenti sia quella giusta.

Dopo una forte e rapida crescita, seguita all'annuncio dei dazi legati al cosiddetto "Giorno della Liberazione", la salita del prezzo dell'oro sembra ora essersi fermata. Un motivo importante di questo stop è il nuovo accordo sui dazi, recentemente raggiunto tra Stati Uniti e Cina. Anche il dollaro statunitense sembra aver ripreso forza: dopo essere sceso del 5,3% tra il 2 e il 21 aprile, l'indice del dollaro (DXY) è risalito di circa il 3,5%. 

Solitamente, un dollaro più forte tende a far scendere il prezzo dell'oro. Nel frattempo, l'indice azionario S&P 500 è tornato ai livelli che aveva prima del 2 aprile, e l'indice VIX, che misura la "paura" sui mercati azionari, è tornato ai livelli di marzo. Questo suggerisce che gli investitori hanno di nuovo molta più voglia di rischiare. La domanda quindi è: l'accordo commerciale tra Stati Uniti e Cina significa che il periodo d'oro, così brillante finora per questo metallo, sta per finire?

Nonostante l'attenuarsi dei rischi tariffari, le politiche controverse (e le inversioni a U) e lo stile di comunicazione non ortodosso dell'amministrazione Trump dovrebbero far sì che la propensione al rischio si abbassi e si abbassi più frequentemente che in passato. L'attrattiva fondamentale dell'oro rimane tuttavia invariata si ritiene che l’oro dovrebbe rimanere una componente chiave di qualsiasi portafoglio ben diversificato, soprattutto nell'attuale contesto imprevedibile. Potrebbe essere interessante sfruttare l'attuale debolezza del prezzo dell'oro per garantire che le allocazioni di portafoglio in oro siano ottimali.

In ogni caso la domanda di oro sembra destinata a rimanere robusta nel medio termine, come sottolinea il rapporto del World Gold Council del primo trimestre del 2025, che indica come il profilo della domanda di oro rimane strutturalmente invariato. La domanda delle banche centrali, sebbene in fase di stabilizzazione, rimane un elemento chiave. Si prevede che questa tendenza persisterà almeno nel medio termine, dato che la recente controversa politica tariffaria potrebbe aver già minato in modo duraturo la fiducia nell'affidabilità delle politiche statunitensi. 

Quindi la diversificazione dal dollaro statunitense – e almeno in parte verso l'oro – dovrebbe continuare, se non addirittura accelerare. È improbabile che l'offerta di oro possa essere aumentata in modo significativo nonostante il prezzo più elevato.

In ogni caso la resilienza del dollaro statunitense nel breve termine potrebbe attenuarsi nel medio termine. Nel breve periodo probabilmente le notizie positive sui dazi si dimostreranno favorevoli al dollaro statunitense nel breve termine. Un dollaro statunitense più forte aumenta il costo dell'oro nelle valute che si sono indebolite rispetto al dollaro statunitense, il che a sua volta tende a raffreddare la domanda complessiva di oro. La ridotta incertezza sui dazi riduce anche il rischio al rialzo per l'inflazione, ma le aspettative del mercato sono ancora che la Federal Reserve statunitense rinvii i tagli dei tassi di interesse a settembre. Anche questo potrebbe contribuire a sostenere il dollaro statunitense nel breve termine.

Quindi in un'ottica più ampia, tuttavia, un eventuale rafforzamento del dollaro statunitense dovrebbe essere temporaneo, dato lo squilibrio strutturale tra domanda e offerta. L'inizio dei tagli della Fed probabilmente coinciderà con la conclusione del ciclo di tagli dei tassi da parte delle altre principali banche centrali, più o meno nello stesso periodo.  Mentre un indebolimento del dollaro statunitense per il resto dell'anno, con l'inizio di un movimento dei differenziali dei tassi di interesse rispetto al dollaro statunitense, potrebbe essere uno scenario plausibile. 

 

 

Carlo Vallotto

DISCLAIMER: Le indicazioni contenute in questo messaggio non costituiscono in alcun modo delle raccomandazioni di acquisto o vendita: esse rappresentano una libera interpretazione dei mercati basata sull’analisi tecnica. Lo scrivente declina ogni responsabilità per le perdite derivanti dalle attività intraprese sulla base di queste analisi.

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