Metalli preziosi e oro usato: l’analisi

Quando vendi i tuoi gioielli, l’oro e i metalli preziosi usati vengono lavorati per essere nuovamente utilizzabili e purificati da sostanze estranee, per farli tornare ai 24 carati. Sono vari i passaggi attraverso i quali viene recuperato il metallo puro contenuto nei gioielli usati, il passo successivo alla fusione dell'oro è quello dell’analisi.

La procedura di analisi dell’oro e dei metalli preziosi

Ottenuta la verga bisogna procedere con lo stabilire il titolo, ovvero la quantità di metallo prezioso contenuto in essa. «Saggio» è il termine tecnico usato per l’analisi chimica quantitativa di un materiale o di un oggetto, per determinare il contenuto di un metallo.

Seguiamo allora passo dopo passo il lavoro dell’analista.

Si preleva un campione di circa 0,25 g che viene accuratamente pesato. Lo si avvolge in un sottile foglio di piombo insieme all’argento d’inquartazione in un rapporto di 1 a 3 (tre parti d’Ag per una di Au): questo permetterà poi di dividere perfettamente i due metalli.

L’inquartazione è un a tecnica di pre-affinazione per leghe ad alto contenuto di Argento (<10%) per consentire il successivo trattamento in acqua regia e l’ottenimento di un metallo di elevata purezza. Con la tecnica dell’inquartazione il materiale di partenza viene fuso con argento o rame per ottenere una lega contenente il 25% d’oro (corrispondente ad ¼, da qui il termine inquartazione).

Lo si pone quindi in una coppella (il crogiolo) che è posta in un forno alla temperatura di 1150° fino alla completa coppellazione di tutto il metallo (la fusione del piombo determina la produzione di ossido di piombo che ingloba i metalli vili).

Si ottiene così una perlina che viene fatta passare attraverso un laminatoio che la trasforma in una sottile striscia affinché l’acido di separazione (l’acido nitrico) possa agire più efficacemente. Si pone poi la striscia all’interno di un matraccio insieme ad altri prodotti che impediscono all’acido di traboccare e lo si porta ad ebollizione. Quest’ultima è un’operazione che deve essere compiuta dalle due alle tre volte. 
 
Il cornetto d’oro che se ne ricava verrà posto in un crogiolo per la ricottura finale ad una temperatura di 800°/1000°. Al termine di questa operazione si andrà a pesare il cornetto d’oro puro ricavato: un semplice calcolo del rapporto tra il peso iniziale ed il peso finale, moltiplicato per mille, ci darà la purezza del nostro campione.

Per quanto riguarda l’argento la procedura è, senza scendere in ulteriori particolari, praticamente identica, mentre per la ricerca del platino e del palladio si usa preferibilmente la procedura dell’assorbimento atomico.

Oggi è spesso utilizzato il metodo della fluorescenza a raggi X (analisi XRF), una procedura molto veloce, ma che non è assolutamente precisa come il metodo della coppellazione e viene spesso utilizzata per capire se procedere poi con la vera e propria analisi.

Ricordiamo che le norme tecniche di riferimento per la determinazione del titolo dell’oro e dell’argento sono previste dal Regolamento di applicazione del Decreto Legislativo n° 251 del 1999 (ISO UNI EN 11426/2000) e sono utilizzate dagli uffici del saggio di tutto il mondo.

Come si determinava il titolo dell’oro nell’antichità

Nell’antichità erano conosciuti tre metodi per la determinazione del titolo dell’oro: la pietra di paragone, la prova del fuoco e quella della densità.

Quello della pietra di paragone è un metodo, empirico. In pratica su questa pietra veniva sfregato l’oro, la traccia lasciata veniva trattata con acidi specifici e il colore che ne risultava veniva paragonato con quello di campioni dei quali già si conosceva la purezza.

Il primo riferimento per la determinazione del titolo attraverso il metodo della prova al fuoco (coppellazione) lo troviamo in Egitto e risale al 1360 a.C., ed è rimasto praticamente uguale fino ai nostri giorni.

Si racconta che Archimede utilizzò il metodo della densità per controllare che un orafo non avesse aggiunto metalli vili alla corona fatta per il re Erone. Il metodo si basa sulla densità dei metalli, quella dell’oro è di 19,32 g/cm3, mentre quella dell’argento, ad esempio, è di 10,5 g/cm3, perciò, quando si riduce la caratura, diminuisce anche la densità (o peso specifico) delle leghe.

Lo step successivo all'analisi è la raffinazione dell'oro, che permetterà di utilizzarlo per la creazione di lingotti e/o di nuove monete. 

ORONews rubrica economica di Orovilla