I conflitti ambientali legati all’oro in Europa

Quando pensiamo all’oro e al suo impatto sull’ambiente e sulle realtà locali pensiamo automaticamente alle miniere illegali dei paesi in via di sviluppo, a bambini sfruttati e lavoratori intossicati.

L’Europa non è però esente dalle problematiche ambientali legate al metallo giallo. Abbiamo trovato qualche caso controverso che ci fa pensare di non essere poi così sviluppati e che abbiamo ancora tanta strada da fare anche nel vecchio continente.

Villeranges Gold Miniera, Francia

In una zona della Francia che sta ancora cercando di porre rimedio ai danni causati dalle miniere nel secolo scorso, nel 2013 il governo francese ha concesso un permesso di ricerca per minerali, in particolare oro, argento e antimonio.

La consultazione obbligatoria era prevista per l’estate ed è passata sotto silenzio per evitare che la popolazione potesse opporsi. E di buoni motivi per opporsi ce n’erano diversi:

  • Ambiente: inquinamento atmosferico e acustico, fuoriuscite di petrolio e contaminanti, deforestazione, riduzione della resilienza idrogeologica, perdita di biodiversità, contaminazione del suolo e delle acque, sversamenti di residui di lavorazione dei minerali
  • Salute: possibilità di incidenti, malattie legate alla contaminazione ambientale, esposizione a fattori a rischio incerti o non conosciuti (es. radiazioni)
  • Società e cultura: espropriazioni, deterioramento del paesaggio, perdita del senso del luogo, perdita dei mezzi di sussistenza, perdita di tradizioni, saperi e culture

"STOP MINES 23" ha immediatamente avviato una campagna contro il permesso di ricerca attraverso proteste nazionali e locali, bloccando di fatto l’avvio del progetto. Nel 2016, Cominor ha chiesto il rinnovo del permesso per un'area più piccola per altri 3 anni che fortunatamente non è stato concesso.

Miniera d’oro di Tyrone, Irlanda del Nord

È controversa e dibattuta la vicenda che ruota intorno alla miniera di Dalradian a Greencastle, nella contea di Tyrone, tra gli spettacolari paesaggi dei monti Sperrin. Questo luogo di straordinaria bellezza paesaggistica è al centro di una contesa tra residenti allarmati e gli interessi economici della Dalradian Gold.

Da un lato abbiamo più di 38mila obiezioni al progetto, un numero mai raggiunto prima in Irlanda, incentrate sulle questioni ambientali e sulla preoccupazione per il futuro delle nuove generazioni di residenti.

Dall’altra abbiamo una compagnia mineraria che, dopo aver offerto ai residenti del denaro per assicurare un trasferimento in altra località, mossa che ha sollevato non poche polemiche, ha successivamente assicurato, attraverso le parole del portavoce: “l'estrazione moderna ecologicamente responsabile si svolge già in modo sicuro in tutta Europa in paesi come Svezia, Irlanda e Scozia e prevediamo di replicare quel successo con la prima miniera a zero emissioni di carbonio del continente.
“Il progetto sarà uno dei maggiori investimenti interni mai realizzati nell'Irlanda del Nord occidentale e creerà circa 1.000 posti di lavoro diretti, indiretti e indotti, il che rappresenterà un enorme impulso per la nostra comunità locale.
"Abbiamo già ricevuto oltre 3.000 manifestazioni di interesse da coloro che cercano una carriera nel settore minerario".

Le obiezioni e le dichiarazioni della Dalradian sono ora nelle mani del primo ministro Boris Johnson.

Miniera di Corcoesto, Galizia, Spagna

La battaglia portata avanti dai comitati e dalla popolazione della Galizia ha invece portato nel 2014 ad un ottimo risultato. Le proteste sono andate avanti per mesi, coinvolgendo collettivi e associazioni in tutta la Spagna che accusavano il progetto della Edgewater di non rispettare minimi standard ambientali: la miniera di Corcoesto rischiava di rivelarsi un rischio troppo alto per le popolazioni e l’ambiente circostante.

Nel 2014, dopo 15 mesi di proteste e la più grande mobilitazione urbana in Galizia per questioni ambientali dalla fuoriuscita di petrolio Prestige (sono state raccolte oltre 233.000 firme contro le megaminiere inquinanti in Galizia e più di 32.000 per impedire a Barclays Bank e Credit Suisse di finanziare la miniera di Corcoesto), la Giunta Regionale della Galizia ha cancellato il progetto di realizzazione della miniera.

Il Consiglio dell'Economia e dell'Industria non ha autorizzato il progetto minerario di Corcoesto perché “non soddisfa le condizioni tecniche ed economiche necessarie per garantire la fattibilità e la solvibilità del progetto”. I dubbi non sono solo finanziari: come si legge nella dichiarazione "se non si soddisfano adeguatamente le condizioni ambientali, tecniche ed economiche richieste, il progetto sarebbe definitivamente respinto e non continueremmo con la sua procedura”.

Il progetto si è effettivamente rivelato pessimo sotto il profilo ambientale e di sicurezza e il 5 ottobre 2014 la Edgewater ha perso tutti i diritti su Corcoesto.

Il disastro di Baia Mare, Romania, la seconda Chernobyl

Il disastro di Baia Mare del 2000 non è avvenuto con un’esplosione. Non ha origine da un grosso impianto. È avvenuto in silenzio, da una pozza di fango giallo, tra campi e antichi villaggi, inevitabile conclusione per un terrapieno il cui fondale è fatto solo di teli catramati e di tubi che lo alimentano arrugginiti e bucati.

La seconda Chernobyl d’Europa è la conseguenza del disgelo e di piogge, abbondanti ma non fuori dal comune; è frutto di banale distrazione e superficialità in una località dove la compagnia australiana Aurul aveva trovato il terzo giacimento più ricco d’Europa, dopo Norvegia e Russia, ancora ricco ancora sfruttabile, era sufficiente usare più cianuro, in barba all’ecologia e alla sicurezza.

Già in novembre il sospetto che non si trattasse di un bacino qualunque aveva iniziato a serpeggiare. Quattro mucche erano state trovate morte, avvelenate dall’acqua che sgorgava da un tubo rotto. Il risarcimento all’allevatore arrivò in pochissimo tempo. Solo questo avrebbe dovuto destare sospetti. Non era finita.

Alle ore 23.30 del 30 gennaio dai 100 ai 300.000 m³ di materiale minerario comprendente metalli pesanti uniti a cianuro di sodio fuoriuscirono dal bacino di decantazione e confluirono nel corso d'acqua Săsar, nel fiume Lapuș, nel Someș, nel Tibisco. Il 2 febbraio circa 100 tonnellate di cianuro arrivarono in Ungheria, dopo due settimane si riversarono nel Danubio. Dopo quattro settimane arrivarono a 2.000 km di distanza nel delta del Danubio a Tulcea.

Fu il più grosso disastro ambientale dell'Europa orientale dopo il disastro di Černobyl' . Più di 1.400 tonnellate di pesce fu raccolto morto. La sopravvivenza di un centinaio di specie di pesci fu compromessa. In diverse città ungheresi sorgenti di acqua potabile rimasero compromesse per diversi giorni. In Romania il flusso velenoso raggiunse le sorgenti d'acqua del villaggio Bozânta Mare. Come contromisura venne diluito ipoclorito di sodio, per attuare sui sali tossici il principio di ossidazione e renderli innocui.

Tardivamente le misure di sicurezza presso la miniera d'oro di Baia Mare vennero migliorate. Vennero costruiti altri bacini; le tubazioni e la diga vennero controllate ogni due ore, rilevando perdite e fessurazioni; la concentrazione di cianuro viene regolarmente misurata.

L’alternativa c’è: scegli oro etico

Si fa presto a dire che nei paesi più sviluppati certe cose non possono accadere. Che accadono lo dimostra Baia Mare. Che possono accadere lo dimostra la sfacciataggine di alcune compagnie minerarie, che nonostante tutto provano a insediarsi in tutti i modi, anche quando i loro progetti non sono all'altezza.

Nonostante alcuni casi, anche nell’evoluta Europa, negli ultimi anni le compagnie minerarie sono sempre più consapevoli del loro ruolo nel degrado ambientale e cercano sempre di più di agire con responsabilità, per coinvolgere le comunità locali e prevenire i conflitti sociali.

Una delle iniziative messe in campo è la Social License to Operate (SLO) che si basa sull'impegno tra aziende, governi e società civile per garantire che l'estrazione di risorse minerarie contribuisca allo sviluppo nazionale e locale e che qualsiasi tipo di impatto sulle comunità ospitanti e sull'ambiente siano mitigati o altrimenti gestiti.

L'SDLO (Sustainable Development Licence to Operate) invece è una certificazione che ha l’obiettivo di migliorare i benefici dell’inserimento di una miniera all’interno di un contesto socio-ambientale come punto di riferimento normativo orientato al raggiungimento dello sviluppo sostenibile:

  • Affronta l’impatto ambientale coprendo tutte le questioni ambientali, sociali e preoccupazioni economiche.
  • È progettato per essere rilevante per tutti gli attori del settore estrattivo e sviluppa una serie di principi e opzioni politiche coerenti, più altre priorità, obblighi e standard
  • È progettato per definire non solo standard minimi di comportamento, ma anche migliori pratiche basate sull'evidenza e opportunità di miglioramento con il contributo diretto del settore estrattivo alla sostenibilità sviluppo.
    (Mineral resource governance in the 21st Century - United Nations Environment Programme, 2019

D’altra parte le compagnie minerarie non hanno scelta. L’opinione pubblica ha il potere, come abbiamo visto in Spagna, di impedire l’insediarsi di una miniera, così come molti istituti di credito internazionali hanno ridotto gli investimenti su progetti associati ad attività estrattive in ragione dei possibili danni ambientali e sociali.

Nei paesi più sviluppati, nessuna attività mineraria può essere avviata senza una valutazione dell’impatto ambientale e di un piano finanziario garantito per la bonifica del sito al termine dell’attività di estrazione, che è ormai parte integrante di qualunque attività. La messa in sicurezza del sito non è più sufficiente, almeno a livello teorico, a favore di un corretto e virtuoso riutilizzo e una riconversione delle aree per le comunità locali.

L’RJC (Responsible Jewellery Council) di cui Orovilla è partner ormai da molti anni è un’organizzazione no profit certificata con più di 850 compagnie appartenenti che rispettano rigide regole di responsabilità lungo tutta la filiera di produzione dei gioielli dalla miniera al dettaglio.

I membri di RJC si impegnano a rispettare il Code of Practice, un regolamento che affronta argomenti, quali i diritti umani, i diritti del lavoro, l’impatto ambientale, le pratiche minerarie, la comunicazione del prodotto e molti altri temi rilevanti nella catena di fornitura di gioielli.

RJC lavora anche con iniziative multi-stakeholder sull’approvvigionamento responsabile, le sostiene per fornire un più ampio beneficio ai membri e alle parti interessate.

L’ultimo step verso un settore minerario sostenibile spetta ai risparmiatori. Sono le decisioni di acquisto a dettare le regole del gioco.

Nel caso dell’oro, possiamo scegliere di acquistare i nostri gioielli o l’oro da investimento da brand e aziende che abbiano fatto una scelta responsabile e utilizzano oro etico, una tipologia di oro che viene estratta e lavorata in armonia con l’ecosistema circostante, in collaborazione con le comunità coinvolte e nel rispetto dei diritti fondamentali dei lavoratori.

Hai fatto la tua scelta consapevole? Scegli gli esclusivi lingotti in oro etico a marchio Mario Villa.

Lingotti in oro etico OROvilla

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