L’Argentarius

Plinio, in «Naturalis Historia» (18.3.12), racconta che fu il Re etrusco Servio Tullio ad introdurre a Roma l’utilizzo della moneta negli scambi commerciali.
All’inizio del II sec. venne istituita a Roma la figura del cambiavalute: l’argentarius.
Questo era un privato, debitamente autorizzato, che operava attraverso un “banco” ed il suo compito era quello di tenere in deposito, senza corrispondere interessi, il denaro che gli veniva affidato, a meno che questo non venisse invece fatto circolare o prestato, in quel caso doveva munirsi di un vero e proprio libro contabile, il «Codex Rationum», e rendere conto al proprio cliente dei relativi movimenti.
Il controllo statale si esercitava, ad esempio, sui tassi d’interesse praticati e se questi fossero stati troppo alti l’argentario sarebbe stato multato.
Molti argentari avevano poi alle loro dipendenze un nummularius che era specializzato nel valutare le monete: Trimalcione, nel «Satyricon», ci dice che «vedono il rame attraverso l’argento».
Il loro sistema di valutazione era, così viene riportato, quello di far cadere le monete per sentire il suono che emettevano, o addirittura di odorarle, più prosaicamente utilizzavano delle piccole bilance.
Interveniva quando bisognava cambiare monete straniere (la permutatio), oppure garantire che il denaro che veniva restituito fosse conforme (probatio nummorum).
Per garantire tutto ciò utilizzavano dei bastoncini di osso o di avorio (tesserae nummulariae) sui quali veniva riportato il nome del nummularius, quello del proprietario del banco, il giorno ed il mese del controllo ed infine l’indicazione del console in carica stabilendone così l’anno; i bastoncini venivano poi fissati ad un sacchetto garantendone in questo modo il contenuto.
I loro banchi si trovavano presso il Foro Boario dove, ancora oggi, troviamo i resti dell’Arco degli Argentari, un portale che fu dedicato all’Imperatore Settimio Severo nel 204 d.C., come recita la dedica, dagli «argentarii et negotiantes boari huius loci».
Vi erano anche i nummularii imperiali che operavano, con funzioni di controllo, nelle zecche, sotto la supervisione, a Roma, del praefectus urbi.
Ad un certo punto i nummulari si resero indipendenti dagli argentari aprendo proprie botteghe, ma poi, sotto Costantino, la loro funzione venne unificata dando vita alla figura dei collectarius.
In questo ambito è famoso il personaggio di Papa Callisto. Questi era uno schiavo che venne liberato e quindi aiutato ad aprire l’attività, ma il banco fallì e lui tentò anche di scappare con il denaro, acciuffato venne messo ai lavori forzati. Liberato, riprese l’attività di banchiere, ma venne denunciato dagli ebrei e finì nelle miniere della Sardegna. Nuovamente liberato per intercessione di una concubina dell’imperatore Commodo, divenne vescovo e poi, nel 217, Papa. Venne ucciso durante una sollevazione di pagani nel 222 e successivamente martirizzato (è patrono di coloro che lavorano nei cimiteri).
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