All-in Sustaining Cost (AISC), margini delle aziende estrattive e prezzo dell’oro

Estrarre oro è sempre più costoso, l’oro è sempre più scarso e l’aumento vertiginoso del costo dell’energia mangia i profitti delle aziende minerarie. È una cattiva notizia (per chi lavora nel campo e chi investe in oro cartaceo), ma è anche una buona notizia per le quotazioni dell’oro. Eppure la faccenda è un po' più complicata di così.
Cos’è l’All-in Sustaining Cost (AISC) per le miniere d’oro
In un recente articolo del World Gold Council sono stati riportati i valori aggiornati al 3° trimestre 2022 dell’AISC. Questa sigla sta per All-in Sustaining Cost (AISC) un valore che include non solo il costo di estrazione dell’oro per una miniera, ma la totalità dei costi che incidono nella produzione estrattiva di ciascuna oncia di metallo giallo. Questo elemento è particolarmente importante perché permette di valutare, nella media di tutte le miniere nel mondo, il reale margine delle aziende aurifere, ma permette anche di apprezzare alcuni costi fissi che in genere non vengono adeguatamente soppesati.
L'All-in Sustaining Cost (AISC) è un indicatore che fornisce una misura del costo totale per mantenere la produzione mineraria a un certo livello. Include tutti i costi sostenuti per estrarre e produrre una determinata quantità di metalli preziosi o di base. AISC è un'indicazione del costo medio per unità di produzione, come l'oncia d'oro o la tonnellata di rame.
Il calcolo dell'AISC dipende dalle specifiche del progetto minerario e dalle esigenze dell'azienda. Di solito include i seguenti costi:
- Costi di esplorazione: I costi sostenuti per individuare nuove risorse minerarie e valutare la fattibilità di un progetto minerario.
- Costi di sviluppo: I costi sostenuti per preparare una miniera per la produzione, come la costruzione di strade, pozzi, infrastrutture e impianti.
- Costi di estrazione: I costi sostenuti per estrarre il minerale dal terreno, come la manodopera, i macchinari e i trasporti.
- Costi di lavorazione: I costi sostenuti per trasformare il minerale in un prodotto
- D’altra parte è necessario aggiungere sempre di più i costi sostenuti dalle aziende minerarie per compensare o porre rimedio ai danni ambientali, sociali e culturali provocati dall’industria estrattiva nelle località.
La diminuzione della concentrazione di oro nei giacimenti costringe a spostare e triturare volumi sempre crescenti di roccia, ciò significa anche un impiego maggiore di energia e in uno scenario di costi energetici più alti implica costi maggiori.
L'immagine mostra che "dall’inizio dell’anno l’AISC medio è salito in 3 trimestri di quasi il 15%, portandosi a sfiorare i 1.300 dollari l’oncia. Si potrebbe pensare che con quotazioni vicine a 1.800 dollari un utile di 500 dollari non sia poi così male. In realtà l’AISC è quello medio e estrarre oro in Paesi con instabilità geopolitiche peggiora di molto il profilo degli utili. Nel solo 2022 la percentuale di aziende che estraggono al di sopra dell’AISC sono passate dal 5 al 9%. Il prezzo dell’oro dovrà quindi salire per continuare ad essere remunerativo." (Maurizio Mazziero - Oronews, dicembre 2022)
Ipotizzando uno scenario in cui il prezzo dell’oro si mantenga sopra i 1.800 dollari l’oncia, il margine AISC medio potrebbe subire un calo del 5% del margine medio, tra i 500 e i 700 dollari, superiore alla media di 425 degli ultimi 10 anni e ben lontano dal minimo di 240 dollari toccato nel 2015, ma comunque in continua discesa dopo il massimo di 950 dollari del 2020, in una spirale discendente che le previsioni dicono sarà molto lunga.
L’AISC mina le performance dell’oro cartaceo e delle azioni minerarie?
I maggiori costi si ripercuotono ovviamente sulle aziende estrattive, anche quando, come ora, l’oro mantiene quotazioni molto appetibili. Dall'inizio dell'anno, l'NYSE Arca Gold Miners Index (GDMNTR) ha perso il 14%, mentre l'MVIS Global Juniors Gold Miners Index (MVGDXJTR) il 23%.
È lecito domandarsi quanto tali perdite influiscano sui portafogli di investimento di risparmiatori e investitori.
Le azioni aurifere e l’oro tendenzialmente hanno un andamento simile, nel quale le azioni amplificano l’andamento dell’oro fisico. Ciononostante le performance delle azioni legate alle aziende estrattive hanno subito perdite collegate all’andamento tutto al ribasso del 2022 nei mercati azionari. Come se non bastasse tutti i report sui guadagni delle imprese legate all'estrazione dell'oro nei primi mesi del 2022 presentavano un quadro al di sotto delle aspettative, anche a causa dell'inflazione, le interruzioni legate al COVID e le instabilità geopolitiche globali e locali nei paesi più ricchi di metallo giallo e miniere, che hanno influito negativamente sui risultati.
In certa misura, i produttori di oro sono naturalmente protetti contro l'inflazione dei costi, poiché storicamente l'aumento dell'inflazione provoca l'incremento del prezzo dell'oro. Ma è sufficiente?
Nel 2012 è iniziata un sostanziale cambiamento del settore: non più la crescita come unica priorità, spostando invece l’attenzione sul controllo dei costi, sulla soddisfazione delle aspettative e sulla generazione di ritorni interessanti per gli azionisti. Il risultato è stato aziende con poco debito, un notevole flusso di liquidità, dividendi interessanti, programmi di riacquisto delle azioni e un approccio disciplinato alla crescita.
Per continuare a generare liquidità da restituire agli azionisti (la principale priorità del mercato), le aziende devono crescere e, sebbene l'obiettivo sia stato, giustamente, aumentare i margini e ritorni anziché incrementare la produzione, le aziende devono anche sostituire le loro riserve e risorse.
Due sono gli aspetti da non sottovalutare:
- tutti i tipi di crescita hanno un costo: quello per trovare l'oro e quello per trasformare il deposito di oro in una miniera produttiva
- dove trova posto in questo processo di crescita la sostenibilità ambientale e sociale delle miniere?
Al risparmiatore conviene oro cartaceo o oro fisico?
L’eterna domanda. Come sappiamo bene l’oro fisico ha delle caratteristiche che lo rendono particolarmente indicato come bene rifugio, da detenere in una certa quantità in un portafoglio di investimento ben diversificato. In particolare ci sono delle differenze con l’oro cartaceo da considerare.
- È decorrelato dalla controparte, senza il rischio emittente dell’oro finanziario, ovvero la possibilità di insolvenza della controparte che potrebbe non assolvere ai propri impegni di pagamento delle cedole o di rimborso del capitale
- È di tua proprietà: a differenza di azioni, obbligazioni e titoli di stato, l’oro non è un pezzo di carta, il cui valore dipende dalla capacità di chi lo ha emesso, bensì un metallo indistruttibile che fisicamente è nelle tue mani e che nessuno ti può sottrarre.
- È sempre convertibile in denaro, in qualunque valuta ed ha una sua quotazione mondiale in vendita e in acquisto. Puoi venderlo in qualunque momento desideri e in qualsiasi valuta, poiché ha una sua quotazione mondiale sia per vendita che per l’acquisto.
- È considerato asset a rischio zero e, pur essendo volatile nel breve periodo, la storia insegna che il suo valore è sempre cresciuto nel tempo, come abbiamo visto a più riprese nei nostri orovilla spritz e negli articoli del nostro blog
Investire in oro: sempre. Investire in oro finanziario: quando conviene e possibilmente con l’aiuto di un consulente esperto.
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