Domenica, 13 febbraio

L’utilizzo del Nickel in gioielleria e la legislazione per i gioielli Nickel free

Il nickel è un metallo molto utilizzato in gioielleria nelle leghe dell’oro e dell’argento per ottenere un materiale più facile da lavorare e malleabile. Ma chi ha una particolare sensibilità al nickel ne conosce anche i rischi.

Nickel: cos’è e perché è utilizzato in gioielleria

Il nichel è un metallo dall’aspetto argenteo, appartiene al gruppo del ferro, il suo numero atomico è il 28 e viene indicato con il simbolo «Ni»; le sue caratteristiche sono la durezza, la malleabilità e la duttilità.

Il suo nome deriva dal diminutivo dello svedese Nicolaus e, pur essendo stato “scoperto” solo nel 1751, se ne è trovata traccia in manufatti risalenti al 3500 a.C. Oggi il suo utilizzo più noto è forse quello delle monetine di piccolo taglio, i famosi “nichelini” appunto.

Ma l’impiego che più ci interessa è quello naturalmente in gioielleria: l’oro bianco ad esempio può essere ottenuto con l’aggiunta di nichel perché permette di ottenere un buon colore bianco oltre a dare buona lavorabilità alla lega. Il nickel è utilizzato anche in alcuni casi per ottenre una buona lega con l'argento.

Purtroppo il 10% della popolazione femminile (ma anche quella maschile è soggetta, anche se in misura minore) è sensibile al nichel che, a contatto con la pelle, può causare una reazione cutanea (eritema). Si è pertanto resa necessaria una regolamentazione nel suo utilizzo in gioielleria per la sicurezza delle persone allergiche.

La legislazione in tema di utilizzo del Nickel in gioielleria

La Comunità Europea è intervenuta per la prima volta nel 1994 con una direttiva (94/27/CE) che ha introdotto tutta una serie di limitazioni alla possibilità di utilizzo del metallo negli oggetti destinati ad essere a contatto con la pelle, quindi non solo orecchini, orologi od anelli, ma anche, ad esempio, lampo, bottoni, fermargli ecc., quando il tasso di cessione è superiore a 0,5 microg/cm²/settimana.

Tale direttiva è poi divenuta legge nel ’99 (con applicabilità nel 2000), quando sono state definite le norme alle quali attenersi per i metodi di determinazione del contenuto di nichel e per il suo rilascio. La legge è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale Italiana n.138 del 15 giugno 2000.

Il 1° aprile 2013 è entrata in vigore la norma EN 1811/2011 nella quale sono state definiti nuovi parametri: sono cambiate le prove di rilascio e la soglia è risultata essere 10 volte più bassa. Le associazioni di categoria che, tramite Unionfiliere, avevano commissionato un apposito studio, avevano appurato che su 34 leghe testate soltanto una aveva superato l’esame.

All’inizio le produzioni in giacenza sono state gestite in base al principio «tempus regit actum», ovvero ogni azione è regolata dalla legge in vigore al momento, quindi la merce immessa sul mercato (cioè già consegnata dai produttori ai negozianti) prima dell’introduzione della nuova legge era commerciabile; si è passati poi ad esportate tali merci nei paesi dove non esistevano queste restrizioni, ed infine, naturalmente, la legge è stata applicata.

Da quel momento le soluzioni potevano essere o l’impiego del palladio (si è testato anche l’uso del manganese) o di una rodiatura con la quale viene impedito il rilascio del nichel entro due anni dall’acquisto (finitura galvanica peraltro non ammessa sull’oro giallo e che, comunque, non deve incidere sul titolo finale).

Per quanto riguarda le nuove produzioni ad oggi è necessario che i fornitori di leghe rilascino delle dichiarazioni che attestino l’idoneità del prodotto, prassi che dovranno seguire anche i produttori perché ogni lavorazione potrebbe poi andare ad incidere sui valori di cessione. Anche se di fatto l’azienda produttrice del gioiello, quindi quella che pone il suo marchio di fabbrica, è l’unica responsabile nei confronti del cliente finale nel rispetto della Normativa UNI EN 1811/2011.

La presenza di nichel, naturalmente nei limiti di cessione concessi, dovrà invece essere obbligatoriamente indicata su confezioni e/o etichette.

La normativa specifica:

  • I limiti del rilascio:
    • per gli oggetti da inserire negli orecchi perforati o in altre parti perforate del corpo umano durante la cicatrizzazione della ferita causata dalla perforazione (piercing) 0,2 μg/cm2/settimana.
    • per i prodotti destinati ad entrare in contatto diretto e prolungato con la pelle 0,5 μg/cm2/settimana. Per quest’ultimi, qualora vi sia un rivestimento «nichel free», tale rivestimento deve garantire che il tasso di cessione di nichel consentito non venga superato per un periodo di almeno due anni di uso normale dell’articolo. 
  • Le sanzioni. Le sanzioni sono di carattere penale. Arresto fino a tre mesi o ammenda da 40.000 a 150.000 euro (salvo che il fatto non costituisca un reato più grave, ad es. lesioni personali, art. 582 c.p.). 
  • Gli organi di controllo preposti al controllo sono tutti gli organi di pubblica sicurezza, in primo luogo i NAS.

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