L’oro sta tornando mezzo di scambio
Che l’oro sia uno dei prodotti per investimento più importanti del mondo si sa bene da tempo. Del resto, è il bene-rifugio per eccellenza, che serve appunto quando sia ha necessità di investire o diversificare il portafoglio e lo si voglia fare optando per un bene sicuro, che non si svaluterà mai. Ma c’è di più: c’è un Paese nel mondo che comincia a considerare l’oro proprio come una moneta. Dopo un secolo, dall’ultima volta che è accaduto, uno Stato ha riconosciuto la possibilità di utilizzare oro come moneta, quindi per estinguere i debiti e per riscuotere i crediti. Ma di chi stiamo parlando? Degli Stati Uniti d’America. Proprio così: gli USA stanno accettando alcune leggi - come sappiamo ci sono più di 50 stati - che riconoscono valore all’oro come denaro legale, senza neppure il bisogno di adempiere agli oneri fiscali.
Perché negli USA si sta tornando a riconoscere all’oro la possibilità di essere utilizzato come merce di scambio? Bisogna considerare che gli Stati Uniti, come abbiamo accennato, non sono un Paese “unico”, ma sono una nazione federale composta da ben cinquanta stati autonomi. La costituzione è unica, ma ogni Stato ha alcune leggi suppletive particolari, un PIL, interessi commerciali che si differenziano notevolmente da un Paese all’altro. Questi Paesi federali hanno loro esigenze e bisogni specifici e si sono da sempre ritagliati una certa libertà di autodeterminarsi dal punto di vista economico e legislativo, adottando leggi che rispecchino la volontà della popolazione ed i suoi specifici bisogni.
Per essere precisi, però, la stessa Costituzione statunitense dà un ruolo speciale ed unico all’oro e all’argento come strumenti di scambio in luogo della moneta.
La Costituzione americana, la Francia e l’oro
L’articolo 1, sezione 10 della Costituzione Usa parla chiaro. “Nessuno Stato potrà […] coniare moneta; emettere note di credito; dichiarare altra cosa eccetto monete d’oro e d’argento denaro con corso legale [valido] per l’estinzione dei debiti “ vi si legge. Un articolo, questo, mai emendato in tutti questi anni di storia e, quindi, ancora valido, oggi come oggi. Ma dove affonda le sue radici? Perché la Costituzione statunitense si premura di parlare di oro e argento come denaro con corso legale, e non d’altri strumenti come - ad esempio - le note di credito? Il motivo per cui la Costituzione americana si esprime in questo modo, con un favore senza alcun dubbio verso oro ed argento, affonda le radici nella crisi francese che poi - assieme ad altri motivi - portò alla sanguinosa rivoluzione del 1789.
Il Regno di Francia, dopo la morte di Luigi XIV, è nel caos più totale. Le spese pazze del sovrano hanno lasciato un Paese in default totale, con l’insoddisfazione che cresce. Proprio in quegli anni approda in Francia un certo John Law, un giocatore d’azzardo che girovagava per l’Europa dopo una condanna a morte per avere ucciso un uomo a duello e che aveva scritto un libro dove sosteneva che la quantità del denaro in circolazione determinava le sorti del commercio, e che per aumentare la circolazione di denaro bisogna emettere le cosiddette note di credito.
John Law viene sentito dal reggente di Francia, Filippo di Orléans, e il primo promette al secondo di riuscire a liberare il Paese dalle variazioni monetarie. Gli viene dato il permesso di fondare una banca: nel 1716 nasce la Banque Générale, la quale comincia ad emettere carta moneta. I francesi fanno a gara per accaparrarsi i titoli che aumenta di valore. Il reggente ordina che vengano stampate sempre più banconote. La bolla però si amplia ed è sul punto di scoppiare: i prezzi delle merci salgono, il valore delle azioni scende. La gente, fiutando il problema, chiede di convertire le banconote in moneta metallica: inutile dire però che le banconote sono molte di più delle monete, e queste ultime non sono sufficienti per tutti. La gente comincia ad arrabbiarsi; Law fiuta il problema e fugge a Venezia nel dicembre del 1720, dove si stabilisce a giocare al Ridotto, una casa di gioco. Muore in povertà ed è sepolto a Venezia. Oggi ci si chiede ancora se Law fosse stato un genio o un truffatore, certo è che la sua idea di elaborare sistemi di pagamento diversi dalle monete metalliche causò un bel problema e fu forse una delle cause della Rivoluzione. La Costituzione Americana, memore della situazione, si preoccupò quindi di inserire questo articolo dove specifica che solo oro ed argento sono considerabili denaro valido nell’attività economica della federazione. Così, leggendo questo articolo, ci rendiamo conto che neppure le note di credito (che sarebbero le banconote) sarebbero ammesse per pagare, oggi come oggi, posto che questo articolo è tuttora valido negli USA.
Non a caso negli Usa le banconote vennero stampate inizialmente solo in circostanze molto speciali (dopo la Guerra d’Indipendenza, ad esempio) e solo nel 1913, quando è stata costruita la banca centrale FED, vennero fatte pressioni sulla reintroduzione delle banconote.
Torna il tempo dell’oro
Capiamo abbastanza bene perché i padri costituenti degli USA non avessero voluto le banconote. I rischi della valuta di carta, che erano scoppiati sotto gli occhi di tutti nella Francia del 1700, erano quelli dell’inflazione e della svalutazione. Addirittura, si tendeva a ritenere l’inflazione una sorta di tassa nascosta, perché se la banca stampa la moneta, fa così diminuire il valore della moneta già esistente e circolante, e in questo modo - nel corso del tempo - non fa altro che diminuire il potere d’acquisto dei risparmiatori e di donarlo invece allo Stato ed alle banche.
Oggi la rivalutazione dell’articolo 1 sezione 10 della Costituzione Americana (che, ricordiamo, vincola tutti e cinquanta gli Stati) potrebbe sembrare fuori luogo. Invece diversi Stati hanno pensato di rivalutarlo, facendo valere quella norma che ancora oggi considera incostituzionale la banconota.
Alcuni Stati hanno deciso di dire basta alla prepotenza della banca centrale e alla svalutazione del potere di acquisto della cittadinanza, e il malcontento popolare si è fatto sentire a tal punto da spingere alcuni paesi degli USA a prendere delle decisioni in materia.
Così, negli ultimi anni, diversi Stati hanno dato corso legale all’oro: l’Utah, nel 2011, l’Oklahoma, nel 2014, il Kansas, nel 2017, l’Idaho, nel 2017, l’Arizona nel 2017 e il Wyoming nel 2018. Mentre in altri Stati come North Carolina, Virginia, Minnesota, Louisiana si sta lavorando alla legge sullo status dell’oro. Sembra che la febbre del ritorno all’oro ed alla sua centralità stia davvero coinvolgendo gli Stati Uniti d’America.
Trump e il Gold Standard oggi
Come sarà il futuro per gli USA? Che Trump abbia una grande affinità per l’oro l’abbiamo capito, infatti ha dichiarato che “tornare indietro” (al Gold Standard) sarebbe fantastico perché gli USA, in questo modo, tornerebbero ad avere uno standard sul quale basare l’emissione della moneta. E senza troppi giri di parole, il presidente Donald Trump ha detto “We used to have a very, very solid country because it was based on a gold standard”. Quindi ha espresso una chiara preferenza per il Gold Standard.
Anche Alan Greenspan, storico Governatore della Federal Reserve, dichiarò che l’oro per lui era la valuta primaria globale.
Un cambio di rotta sta interessando gli Usa, e si tratta di un cambio di rotta interessante, da tenere d’occhio.