Domenica, 6 marzo

L’affascinante storia della Zecca

Nel nord-est della Cina è stata recentemente scoperta quella che, ad oggi, risalendo al VI sec. a.C., sarebbe la più antica Zecca al mondo.

Non venivano ancora coniate delle monete come oggi noi le conosciamo, ma delle monete-vanga, così chiamate per la loro particolare conformazione. Il loro valore non risiedeva nel contenuto in metallo prezioso, dato che ne erano prive, ma nel valore “fiduciario” in quanto prodotte in serie ed in forma standardizzata da una qualche autorità locale o statale. Ma qual è la storia ufficiale della Zecca?

La Zecca come Fabbrica delle monete 

Fino ad oggi si riteneva che la prima forma di Zecca, ovvero la “fabbrica” delle monete, risalisse ad un periodo attorno al 550 a.C. e si trovasse a Sardi, capitale dell’antico regno di Lidia. 

In Grecia la prima Zecca della quale si ha conoscenza si trovava ad Atene e Plutarco ci dice che fosse intitolata a Teseo in quanto mitico inventore della moneta, anche se, più probabilmente, erano le monete coniate a riportare la sua effige. Comunque ogni polis, in quanto città-stato, possedeva una sua propria Zecca. 

Ricordiamo che nell’antichità le monete attestavano il potere di un sovrano o celebravano una sua vittoria, erano dunque anche importanti strumenti di propaganda.

A Roma la prima monetazione iniziò verso la metà del IV sec. a.C. la Zecca sorgeva sul Campidoglio presso il tempio di Giunone Moneta (“colei che avverte”) e quando le oche sventarono l’assalto dei Galli il termine “moneta” venne esteso dapprima alla Zecca stessa e poi alle monete che vi erano coniate, termine che è giunto fino a noi. 

Per quanto riguarda invece il termine italiano (in francese si chiama “Hôtel de la Monnaie”; in spagnolo “Casa de moneda”; in tedesco “Münze” ed in inglese “Mint”), si ritrova in documenti medioevali sotto forma di “sicla”, che deriverebbe dall’arabo “sikkah” che significa “moneta” o “conio”.

Rimanendo in Italia, mentre nell’impero romano esisteva una sola Zecca, nei tempi successivi, con la frantumazione in tanti piccoli regni, stati e staterelli nacquero naturalmente numerose zecche. Nel 1861, alla proclamazione del Regno d’Italia, esistevano otto zecche: quelle di Bologna, Firenze, Genova, Torino, Venezia e Napoli vennero subito soppresse, nel 1892 toccò a quella di Milano (in via del Bollo si può ancora ammirare la Casa dello Zecchiere) così che rimase unicamente quella di Roma che divenne la Zecca di stato (che dal 1911 ha sede al n. 4 di via Principe Umberto all’Esquilino). Nel 1978 è stata unita al Poligrafico dello Stato formando un unico ente e dal 1999 è attivo lo stabilimento di via Gino Capponi sull’Appia Nuova per la produzione degli euro.

Alcune curiosità: il conio delle monete tra arte e falsari  

  • Sono attestati nella storia due metodi per la coniazione delle monete,
    • quello della “moneta battuta” nel quale venivano posti sopra ad un’incudine dei tondelli di metallo opportunamente sagomati e, a colpi di martello, battendo un conio nella sua versione incusa, venivano impresse su ognuno le immagini che dovevano caratterizzare le monete.
    • quello della “moneta fusa”, ovvero il metallo veniva colato all’interno di due stampi uniti insieme.
  • All’inizio oro e argento venivano usati allo stato puro e solo in un secondo momento apparvero le leghe, soprattutto quelle che contenevano rame e stagno, a formare così il bronzo, e successivamente quelle moderne; gli euro ad esempio sono di composizione bimetallica a strati, in cupronichel per la parte argentata e ottone per quella dorata.
  • Naturalmente la falsificazione nacque con le monete stesse ed era un reato così grave che veniva ovunque punita con la morte (Dante riserva ai falsari un posto all’Inferno). 
  • Da sottolineare è poi l’evoluzione della moneta. Se all’inizio dalla Zecca uscivano monete non sempre perfettamente uguali nella forma e nella composizione per evidenti limiti tecnici, cosa che facilitava il lavoro dei falsari, man mano la coniatura divenne un’arte e, soprattutto nei tempi moderni, intere, splendide serie sono immesse sul mercato solo per commemorare avvenimenti storici o per ricordare animali o paesaggi.
  • Oggi l’artista crea dapprima la moneta in gesso, questa viene poi ricoperta di gomma dalla quale si ricava una copia metallica che servirà a creare il conio matrice incuso (il negativo della moneta). Nei tempi antichi naturalmente i coni venivano prodotti a mano uno per uno e si rovinavano facilmente e l’imperfezione passava così alla moneta. Oggi questi errori sono ricercati dai collezionisti proprio perché rendono unica quella particolare moneta.
  • La zigrinatura del bordo delle monete nacque per impedire la cosiddetta tosatura, ovvero la limatura che sottraeva metallo prezioso; nelle monete correnti la scanalatura serve per riconoscere le varie pezzature al solo tatto.
  • Infine un termine legato alla coniazione delle monete è quello di “signoraggio” ed è la differenza tra il costo di produzione ed il valore della moneta: è stato calcolato ad esempio (fonte Banca d’Italia) che le monete da 2 euro costano 25 centesimi, quelle da 1 euro 18 centesimi. Da sottolineare che invece le monete più piccole hanno un costo di produzione maggiore del loro valore nominale (quella da 1 centesimo > 4,5 centesimi, quella da 2 centesimi > 5,2 centesimi ed infine quella da 5 centesimi > 5,7) e per questo motivo ne è cessata la produzione. Questa differenza è il guadagno, una volta dei signori e degli imperatori, oggi dello Stato.

--

Per qualsiasi informazione non esitate a contattarci! I nostri consulenti sono sempre a vostra disposizione via e-mail (orovilla@orovilla.com) oppure telefonicamente al numero 02-8853215.

 

ORONews rubrica economica di Orovilla