La più grande miniera d’oro dell’Impero Romano.

Ci troviamo nel nord-ovest della Spagna, a Las Médulas, una località dove le miniere d’oro vennero sfruttate dai romani per quasi 250 anni. Ne abbiamo notizia da Plinio il Vecchio, testimonianza di prima mano dato che vi si trovò con l’incarico di procuratore tra il ’73 ed il ’75 d.C., che riportò nella sua celebre opera «Naturalis Historia» definendo il tipo di estrazione praticata «Ruina Montium».

Le tecniche di estrazione dell’oro ai tempi dei Romani

«Ruina Montium» è un termine molto esplicativo: il sistema prevedeva dapprima lo scavo di gallerie nel cuore della montagna, in cui veniva fatta confluire un’immensa quantità di acqua accumulata precedentemente in invasi artificiali (i canali per trasportare l’acqua dalla Sierra de La Cabrera sono visibili ancora oggi). La pressione di decine di migliaia di tonnellate creata dall’acqua faceva letteralmente esplodere la montagna e frammentava così la roccia che poi veniva setacciata alla ricerca dell’oro.

«La montagna lesionata crolla sotto il suo stesso peso con un boato e uno spostamento d’aria che nessuna mente umana può̀ immaginare» - Naturalis Historia, XXXIII, 70

Questa tecnica sarebbe stata utilizzata anche nei secoli seguenti ed è oggi conosciuta come la «tecnica mineraria idraulica californiana», quando i cannoni ad acqua furono usati per la prima volta in California nel 1853 per minare i depositi durante la corsa all'oro.

Si calcola che i romani in due secoli riuscirono, impiegando più di 60.000 minatori sotto la gestione dei tecnici della Legio VII Gemina, ad estrarre circa dalle 800 alle 1600 tonnellate di metallo, proprio basandosi sui dati forniti da Plinio il Vecchio.

La miniera d’oro di Las Médulas oggi

Tutto è rimasto praticamente immutato dopo l’abbandono dell’area da parte dei romani. Nonostante l’immane distruzione, ciò che oggi possiamo ammirare, oltre comunque ad un’eccezionale testimonianza del livello tecnologico e scientifico raggiunto dagli antichi romani, è un paesaggio davvero affascinante che attira ogni anno migliaia di visitatori, tanto che, nel 1997, l’Unesco ha dichiarato Las Médulas «Patrimonio dell’Umanità».

Oggi è possibile visitare l’area, sia con visite guidate che in autonomia. Il sentiero più suggestivo sembra sia quello che conduce al «Belvedere dell’Orellan», una terrazza panoramica dalla quale ammirare il paesaggio di gole e pinnacoli. C’è anche un percorso chiamato «Il Sentiero dell’Oro» che viene così pubblicizzato: «2mila anni dopo, più di 300 leghe dall’antica Roma. Il Sentiero dell’Oro è un viaggio nel tempo, una passeggiata nella storia di una regione disseminata di splendidi paesaggi dove l’antico Impero Romano utilizzava l’acqua per estrarre il prezioso oro».

Cosa non hanno fatto i romani che noi oggi dobbiamo assolutamente fare? Miniere d’oro nel rispetto del territorio

Come abbiamo detto visitare il sito della miniera è affascinante e una straordinaria testimonianza storica, ma è anche il segno di una devastazione di vaste proporzioni della località. Un problema che gli antichi Romani non si ponevano assolutamente, ma che è per noi oggi una questione di primaria importanza.

Ciò che per i turisti di oggi è un sito storico e un immenso patrimonio dell’umanità, sarebbe, se fatto oggi, uno scempio inaccettabile.

Non per questo non esistono miniere che lasciano dietro di sé habitat devastati e svuotati di vita. Questo è un problema con cui dobbiamo confrontarci e su cui abbiamo il dovere di riflettere, come operatori del settore e come consumatori. E di agire di conseguenza.

Come spesso ripetiamo esiste la possibilità di estrarre oro in modo etico, con l’obiettivo preciso di ripristinare il più possibile gli habitat e i territori, nel rispetto dell’ambiente e delle popolazioni locali. È tutto ciò che è alla base dell’oro etico e del regolamento RJC a cui OROVilla fa riferimento.

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