L’ Ambrogino d’oro
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Dal 1946, il 7 dicembre, festa di Sant’Ambrogio, il Comune di Milano conferisce l’onorificenza dell’«Ambrogino d’oro» ai suoi cittadini più meritevoli. Il riconoscimento spetta a coloro i quali, per nascita o per adozione milanese, si sono distinti per il loro impegno civico.
Questa medaglia prende il nome da quella che fu una moneta coniata a Milano attorno al 1300.
Il Ducato di Milano all’epoca rivestiva un’enorme importanza economica, e quindi politica, in tutta Europa.
Bonvesin de la Riva (1250-1315), nel suo «De magnalibus urbis Mediolani», ci dice che gli abitanti superavano il numero di duecentomila, il che l’avrebbe posta tra le più grandi città di tutto il continente.
Inoltre, il Ducato, nel momento della sua massima espansione, sotto Gian Galeazzo Visconti, andava da Asti a Belluno, comprendendo Genova, Bologna, Pisa. Ed era un importante centro di produzione e commercio di armi, utensili, abiti (seta, lana) e gioielli.
Poteva dunque, anzi doveva, emettere delle monete che ne attestassero il suo status.
Come in altre città, dove già venivano coniati il fiorino (Firenze) ed il ducato (Venezia), si sentiva il bisogno di una propria moneta.
La prima attestazione dell’esistenza dell’Ambrogino (o Ambrosino) d’oro risale ad un documento del 1303.
Poi Pietro Verri, nella sua «Storia di Milano», ci dice che «Napo Della Torre, non pose veruna marca alla moneta che allora si batteva nella zecca di Milano, né alcuno di sua famiglia ve la pose. L’Impero si considerava vacante; e le monete nostre sì d’oro che d’argento avevano da una parte Sant’Ambrogio, e dal rovescio o i Santi Gervaso e Protaso, ovvero una croce col nome Mediolanum, senz’altro nome di principe o stemma alcuno».
Purtroppo, la moneta è di una rarità estrema, se ne conoscono infatti solo tre esemplari, e la datazione di queste è ancora fonte di studi e di discussioni accademiche. Il «Corpus Nummorum Italicorum», noto anche come CNI, redatto da Vittorio Emanuele III di Savoia, le attribuisce alla seconda coniazione, quella della cosiddetta Repubblica Ambrosiana (1447-1450).
La moneta pesava 3,5 g ed era di oro puro. Esistevano anche l'ambrosino piccolo d'argento e, sempre d’argento, l'ambrosino grande o grosso e quello grandissimo, di valore, peso e titoli diversi. La denominazione di “ambrosino” durò fino al tempo dei Visconti quando iniziò a prevalere il termine di “grosso”.
In pieno centro a Milano (in via del Bollo al n.3) possiamo ancora visitare la «Casa dello Zecchiere», risalente alla riforma monetaria promossa da Galeazzo Sforza tra il 1466 e il 1474. All’epoca era un complesso articolato in più corpi di fabbrica, di questi non rimane più nulla, mentre è arrivata fino a noi l’abitazione privata del Maestro della Zecca, al quale era affidato il controllo del flusso finanziario del ducato.
Comunque, esiste un modo per essere insigniti dell’«Ambrogino d’Oro» anche se non si è cittadini in qualche modo benemeriti: basta compiere 100 anni! Ed allora il Comune, nel giorno del vostro compleanno, vi consegnerà a casa la medaglia.
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